martedì 7 settembre 2010

Proust alle giostre leggere

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Precipitare nell’equilibrio, zittire i propri soliloqui con la devastante energia evocativa delle parole pronunciate dai saggi annusatori di esperienze placidamente camuffate in capoversi così lenti e placidamente lenti. E questo non è più il tempo delle passeggiate al parco. Al parco ci si va per correre, sciogliendo nei muscoli le esigenze di velocità e di mutamento. Occhi aperti o meno, cadremo lo stesso al termine del sentiero che si affaccia sul nulla. Perché è li che siamo spinti. A quel punto forse rimpiangeremo di non avere un sorriso ebete in corrispondenza dell’ultimo passo verso il precipizio. A quel punto forse proveremo a chiudere gli occhi, sbarrati dalla paura, spezzati dalla paura, disciolti nella paura. Non ci riuscirà di farlo per abitudine, e questo sarà il nostro merito. Il nostro unico vanto recondito urlato nella caduta, l’istante in cui le parole non trovano una bocca a fermarle, ma solo vento tiepido e succursali ironiche di splendore. Sapere che c’è un motivo non ci aiuta a trovarlo. Magari ci cadrà in testa un giorno o l’altro, magari svuotando la sacca di un aspirapolvere, in mezzo a uno starnuto a grattarsi con la mano la nuca, mentre osserviamo la parte di noi che muore giorno per giorno giacere indistinguibile dalle spoglie del mondo in perfetta armonia, magari nell’istante in cui i fuochi d’artificio si confondono con le stelle e la cupa esplosione del tuono con la loro leggera espansione e caduta invano a cercarne i resti in caduta che si spengono nello scherno della volta celeste immutata. Sapere che si chiama Godot renderà solo più inconsapevole la mia attesa. E mi hanno anche rubato una scarpa. Ho cambiato idea, senza cambiare mente. No, gli inglesi non sono capaci. Da oggi scivolo più spesso, da quando ho smesso di controllare che le scarpe siano allacciate e ho iniziato semplicemente a domandarmi se lo fossero. Senza abbassare lo sguardo però, la realtà il respiro di quello che penso mescolato col racconto di qualcun altro. E quindi continuo a chiedermi se le mie scarpe siano allacciate o meno. E cado.

1 commento:

C c c c contessa. ha detto...

ti regalo un paragrafo, fanne buon uso U_U