domenica 13 dicembre 2009

Chiedilo alla polvere


Questo sono. E' che mi sento spesso così. La notte, nel tragitto che mi riporta dalla notte dritto verso un qualche letto, quando la stanchezza di colpo sembra essersi consumata nell'attesa del ritorno, e invece è semplicemente di la in bagno a lavarsi i denti, cinque minuti prima che ritorni, insomma nel frattempo è tutto un susseguirsi di buoni propositi, uno stato mentale, una presa di coscenza dei propri limiti e delle proprie ambizioni, disegnando sul finestrino appannato dell'auto un qualche teorico e accettabile cammino per realizzarle. La notte di mezzo rende il tutto abbastanza distante da risultare nitido e oggetivamente raggiungibile, dev'essere per questo. ecco, pagherei perchè in questo momento quà inizi senza interruzione un nuovo giorno, in questo momento qui, con questi propositi, questa accettazione di se e questa pacata sensazione che non è ottimismo ma forse più un arrendersi e rassegnarsi al buio che arriva. insomma ogni tanto esce fuori che sono timido, me lo dimentico, ogni tanto, e fissavo il suo viso, che era un po' che volevo vederlo, che era un po' come VOLEVO vederlo,lo fissavo e chiedevo a me stesso una maschera nuova, quella vecchia è praticamente da buttare: esce fuori che sono timido. e allora volevo giustificare un po' sta storia delle maschere, perchè se te le mettono gli altri o se prendi te in prestito quelle degli altri è un conto, se invece sono semplicemente un filtro, uno scegliere cosa mostrare di se momentaneamente, che tanto tutto insieme non centrava lo stesso, li a spingere per scappar fuori da quei due occhi e da quella bocca che in quel momento era la SUA bocca che parlava scompostamente ai SUOI occhi spegnendosi dolcemente a dismisura, semplicemente e consapevolmente arreso; insomma in questo caso posso permettermi di indossarla, una maschera, questa che è comunque una maschera di me stesso
la maschera di me stesso
questo sono.

Tenera è la notte


fuori è caldo..sta notte, di fuori. è che il vento muove la tenda della porta, la muove come fanno i gatti quando reclamano qualcosa da mangiare, la muove come qualcuno che è appena arrivato e non sa se bussare allora scosta la tenda in cerca di segni di vita all'interno.. allora sono uscito di nuovo, con una scusa qualsiasi fra le mani, le chiavi della macchina, non è che voglio fare un discorso intriso di retorica del tipo "sentivo il vento che mi chiamava.." voglio solo dire che la notte di fuori era insolitamente accogliente, ed era calda.. non che lo fosse davvero insomma..magari il corpo tra una pausa e l'altra del vento, al contrario decisamente freddo, percepisce o crede di percepire del calore,
accoglienza

e inquietudine

inquietudine buona, inquietudine irrequieta, inquietudine come opposto alla stasi, inquietudine come attesa,inquietudine come domanda, inquietudine come assenza di risposte, come attesa di risposte, come semplice attesa di un buon motivo per starsene, di notte, fuori di casa, contro una consuetudine che mi vorrebbe semplicemente addormentato sotto etti di coperte e piumoni o semplicemente in giro in qualsiasi altro luogo che non sia quest'attesa, sotto questo portico, davanti casa mia...

è che se passasse un passante qualunque e mi chiedesse cosa stai facendo
cosa sto facendo, non saprei rispondere..
so solo che devo starci
ancora un altro po'.. allora decido un tempo limite, decido che finchè le nuvole sulla metà di cielo che ho di fronte non si saranno schiacciate, lungo la processione in cui le spinge il vento, nuvole basse e quindi veloci, e quindi vicine, finchè le nuvole non si saranno ammassate sulla metà posteriore del cielo, in quell'accumulo grigio che va formandosi attorno alle montagne e contro le montagne si afferra,
insomma finchè il cielo fronte a me non si sarà aperto almeno un po'
me ne resto qui

già che ci sono potrei anche mettermi a correre come diceva una canzone che era la mia canzone,
sarebbe un punto in più per l'inquietudine e uno in meno per la consuetudine, e questo davvero a un passante non saprei come spiegarglielo, mi limito a fare qualche foto a lunga esposizione

-gli alberi con addosso gli ultimi pezzi d'autunno
-i cachi arancioni, arancione davvero che tral'altro, oltre al calore e a tutto il resto c'è anche una gran luce e ci sono anche i colori
-le foglie che inseguono il vento
-il vento che insegue le nuvole
-la luna che si muove dietro alle nuvole in un istante come di panning
-una quercia secolare che è sempre stata li, di fronte, e quindi è come se non ci fosse stata mai, integrata e dissolta nel resto dello sfondo
-la parte di cielo di fronte a me che si fa blu
-io che rientro in casa

notte..

Ah!

scrittura creativa della tre di notte.. creativa nel senso che è buio e non leggo le lettere della tastiera, non le leggo perchè non sono retroilluminate, se fossero retroilluminate le leggerei ma non sono retroilluminate, creativa nel senso che scrivo cose sensa senso e ne approfitto per scrivere dato che sto leggendo gente allucinata della Beat Generation, la sto leggendo perchè suppongo che la loro tecnica narrativa sia apprezzabile,e quindi per farla un po' mia insomma.. sti tipo stavano allucinati cmq..
scene bellissime cmq.. scene indimenticabili ovvero.. abbracci spezzati in ginocchio, spezzati dalle risate però... spezzati da risate sguaiate... oooh... non gli ho cantato una canzone.. scusami se non ti ho cantato una canzone ma non ho ne la forza ne lo spunto egocentrico di un tempo e non mi si chiudevano gli occhi di un tempo..(n.d.r. ma qui che volevo di!?!? bah..) e non avevo tracolle e canzonieri un tempo.. non che ce ne fosse bisogno insomma ma devo pur tirar fuori scuse sintomatiche inebetite da astensioni essenzialmente pudiche... nel frattempo inalo litri d'acqua e abbasso le palpebre semplicemente per avere una frequenza di aggiornamento sul mondo minore di quella standard.. controllare le foto non serve tanto è sempre tutto registrato.. da sempre.. registrano tutto da ogni telecamera possibile.. c'è perfino quel giorno che sei stato con le dita nel naso per tutto quel tempo che alla fine era pulitissimo.. in ogni caso anyway più pulito di casa tua e per casa tua intendo la casa che pulisci tu che poi è una sola quindi non ci sono scansi di equivoci.. se tossissi la tosse mi consumerebbe e farei semplicemente un rumore eclatante.. invece tengo dentro tanto ce la faccio ed evito di far troppo rumore..aveva gli occhi persi sul tavolino scuotendo il capo per chissà quale negazione introspettiva e sussultava ai pugni sulla finestra sussultava e si sistemava la testa fra le mani in segno di disapprovazione con gli occhi incavati e le sillabe distanti.. danzava semplicemente il suo condiscendente disegno interiore a tratti assottigliandosi dolcemente quasi fosse impalpabilmente distante...in fondo era stata questione di attimi: adesso
sono in pigiama, prima cercavo il pigiama e prima ancora discutevo di reminescenze per una volta mono direzionali e ora concludo sbiadendo le ultime composizioni, ignorando di rivedere la prima stesura, ignorando quello la totalità di ciò che ho scritto e confidandodi un buon senso connaturato e lettimato da una qualche entità sovrastrutturale..

Ti piace vincere facile


C'è sto tipo al bar che stamattina viene al bar e si compra il suo bel gratteavinci miliardario ti piace vincere facile bon shi bon shi bonbonbon, esce fuori che ha vinto 500€. Non pù ritirarli subito che il bar ha aperto da poco "passa a ritirarli stasera che il bar ha aperto da poco" e allora lui passa a ritirarli la sera che il bar è aperto da molto. Cioè poteva passare anche il pomeriggio ma voleva essere proprio sicuro che i soldi ci fossero quindo passa proprio la sera. Gli convalidano il biglietto ed esce fuori che ha vinto solo 10 €, diecieuro afferma imperterrita una ricevuta nero su bianco fresca di stampa. Insomma si finisce per controllare dov'è l'inghippo, si gratta tutto il grattabile ed esce fuori che il SEI vincente in realtà era solo una parte di un incompleto anonimo e inutile VENTISEI, niente di eccezionale insomma, e pensare che i soldi erano li pronti davanti a lui che ce li aveva quasi in tasca, praticamente nel portafogli, concettualmente negli occhi, ventisei:niente soldi insomma, e si torna a casa, finita la storia. Io però ho continuato a pensarci, mi son detto chissà sto tipo come avrà vissuto questa giornata in attesa del premio conclusivo. L'ho visto tornare a casa sorridendo per strada a ogni singolo sconosciuto (compresa la sua immagine riflessa nei vari finestrini automobilistici e non), l'ho visto ringraziare dentro di se ogni gesto che quella mattina l'aveva portato in quel bar, a quell'ora, a quel grattaevinci, l'ho visto essere contento di se stesso per la scelta fatta, l'ho visto buttare via il vecchio televisore a tubo catodico coi colori sballati tendenti al grigio-rossastro, l'ho visto entrare in un negozio e uscire con un paio di scarpe nuove di vernice che aveva sempre desiderato.. ho visto tutto questo e infine ho visto i suoi occhi davanti ai solti: ventisei e si torna a casa, è finita la storia..

Ora mi sa che qualcuno tipo Kant diceva che vediamo il mondo "categorizzato" dalla nostra mente e questo potrebbe spiegare attraverso un complesso ragionamento coaudivato da cenni di linguistica formale (evviva i salti intuitivi) il motivo per cui ogni cosa diventa una metafora, ogni storia ne rimanda simbolicamente a un altra, sarà per l'essenza stessa delle parole,sarà per l'essenza stessa della realtà o semplicemente dalla struttura della nostra mente purtuttavia dev'esserci un motivo per cui tiro lo sciacquone del bagno e ci vedo una metafora, racconto una storia e ci vedo una metafora,che è poi una metafora sulle aspettative, sulle mie di aspettative..

E così ci ho visto un po' di più in quella storia, ci ho visto i lati positivi. ci ho visto la giornata ottimista, le scarpe nuove, il televisore coi colori sballati che non mi imbambolerò più a guardare, insofferente e senza alternative, e ho pensato che una volta visto il SEI anche io ho avuto paura di grattare via il resto e almeno ci ho guadagnato una giornata come quella che una giornata come quella serviva davvero.
C'è solo una cosa che non torna, che scombina l'analogia metaforica, il tipo ha vinto 10€ e con quelli ha continuato a giocare...

Hallo win


Dovere morale di afflizione, dovere murale di affissione, precoce svista distanzia l’effettivo svolgersi di innumerevoli illusioni quantizzate, è necessario, forse, non indifferente, che l’ennesimo tentativo di dimostrazione plausibile renda almeno la metà di quanto indicato sulla confezione. c’è solo una data sul tappo. e tu ti chiedi se sia la data di scadenza o quella di imbottigliamento. E preghi che sia quella di imbottigliamento che ormai hai già bevuto da un pezzo. Si chiama autosuggestione. Si chiama guarda-come-mi-creo-dei-problemi-tutto-da-solo. Si chiama eclettismo depauperizzato causticamente da eccessi di equilibrio. E poi, da non consumarsi preferibilmente o, da non consumarsi assolutamente? si chiama Consumismo Cosmico. Si chiama Se-non-avessi-notato-quella-data-non-avrei-mal-di-pancia. Chiamalo come vuoi. Chiamami come vuoi. basta che sopprimi quel tuo distante preconcetto assiomatizzato. I finestrini aperti non andrebbero lasciati, di notte entra roba gelida che ti si ficca nelle ossa passando attraverso il volante le mani i pedali le scarpe i piedi. il motore ci mette troppo a scaldarsi, quando si scalda statisticamente è ora di nuovo di scendere. Sospirava seduto sul sedile sostenendo sentenze solo sostanzialmente sbagliate sedimentando scelte sicure subbissando suoi soliloqui sul sentirsi sordi. per dire, prendi una lattina di coca, giri la linguetta e la lettera che esce quando si stacca ci fai una frase di senso compiuto. ovviamente solo Freud ci leggerebbe qualche riferimento al di fuori dell’esperimento stilistico. ok non solo Freud ma pochi altri. per dire. Io è già tanto se trovo tempo per scrivere, figuriamoci per trovare tempo di dare un senso a quello che ci ho scritto. Io ci ho messo la forma, il contenuto tanto lo da chi legge, in ogni caso. Che altro si aspettavano.. siamo persone limitate che usano una lingua limitata per parlare di una realtà di cui hanno una visione limitata. che uno potrebbe anche chiedersi se il problema vero siano le persone la realtà o la lingua. ok questo è pessimismo cosmico, e non so neanche da che parte sia entrato
cazzo. il finestrino aperto.