sabato 11 giugno 2011

Attenzione disacerbo

mi manchi come i carri merce ai tempi dei treni merce e non a caso le voci si confondono come attenzioni cupe. sarebbero miserabili. se non che il disordine. lo stupido complesso ignaro totalizzante e a tratti propedeutico. come quando la sopportazione spinge a identificarsi con l'unico soggetto inerente al caso. le ultime. io coi miei tratti fuori dalla scena in una silloge di pulsioni inermi. io senza alcuna varietà di significato, identico al primo dei possibili banchi di prova, lei parla con la voce dei rubinetti, ma non è l'unica considerazione data dall'ostruzione dei veicoli. il pilastro della scelta sorge come un'idea solidificata di marmitte sradicate dall'umida precisione di una cataratta di solitudine. io ci vedo con le mani, ma non ti vedo perchè non posso sfiorarti, da settimane almeno. ricordi rotolanti fino all'ultimo gradino, dove l'incipiente abbondanza di dubbi scava ennesime incomprensioni. le foto spuntano da ogni angolo, da ogni angolo cottura, da ogni equilibrata e fatiscente struttura. torna come i piatti a scolare sopra al lavandino smacchiato. torna come le prime luci dopo i salti che fanno i ciottoli sull'acqua di cerchi e ponti con la ghiaia a trasmettere lucidità e armonia. io. lo stesso. eventualmente.