mercoledì 3 febbraio 2010

Scoperte


cinquantapercento predisposizione fisica.
cinquantapercento condizionamento ambientale.
pensavo che affacciarsi per anni alla finestra e trovarsi davanti un giardino, una siepe che copre la città lontana e nel resto del paesaggio, le montagne di un orizzonte bloccato a pochi chilometri. un qualche ruolo nella tua personalità deve avercelo.
intanto ti cambia la concezione del tempo. hai davanti il movimento impercettibilmente continuo di una foto apparentemente immobile escludendo gli intermezzi di vento, qualche passeroto e, evento eccezionale, un upupa (uccello con la cresta dalle tendenze evidentemente post-punk). il passare del tempo tradotto in testa come semplice variazione di luminosità.

ci sono quelli che affacciandosi alla finestra hanno una città intera. il loro tempo è scandito dal flusso continuo di automobili che migrano a velocità non umane. al parossistico avvicendarsi di passi distrattamente accoppiati, magari di fronte a loro c'è un altro palazzo, un'altra finestra in cui specchiarsi, facendo parte essi stessi della foto di qualcun altro, code e clacson in corrispondenza degli orari di lavoro, silenzio amplificato durante la notte.

pensavo che metaforicamente parlando (dietro neanche troppo nascoste influenze Hessiane) direi che l'ideale sarebbe affacciarsi alla finestra e averci un fiume che scorre. tempo come variazione di luce, movimento e al contempo immobilità acquiescente. idealisticamente perfetto. ovviamente poi nel pratico hai problemi con l'umidità.

pensavo che quando da piccolo sei abituato a giocare da solo. senza neanche l'incomodo di crearti un amico immaginario. poi affronti la solitudine in modo pervicacemente sereno. e che poi quando veniva a trovarti un amico era una specie di gioia intima, e che quando arrivava qualcuno a riprenderselo cercavi di rimandare la dipartita per più tempo possibile.

pensavo che avere il compleanno in un giorno di festa nazionale da piccoli ti fa sentire importante.
e che se nasci d'inverno ti vedi subito la fiamma rossa del camino e gente imbacuccata fino all'anima e se nasci d'estate vedi gente svestita. rosa e nuda come te. e quando dormi c'hai addosso un peso leggero, non un piumone protettivo.

qualche mese fa parlavo degli scontri evitati sul marciapiede. certe immagini poi tornano di continuo.si arricchiscono di diverse e impensabili connotazioni. è che a dipingerla come metafora esce fuori un immagine Magrittianamente surreale. stanno camminando sul marciapiede. in senso opposto. magari guardano da un'altra parte fatto sta che è un attimo a scontrarsi. fronte contro fronte. un attimo dopo è un abbraccio imprevedibile e caldo, a medicare la sorpresa dello scontro. un attimo dopo ancora riprendono i loro rispettivi cammini. un semplice incidente di percorso. a guardarlo da fuori.

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