giovedì 4 febbraio 2010

Apodosi

"Periodo ipotetico dell'irrealtà: l'ipotesi nella pròtasi è non vera o impossibile, non può realizzarsi
o avrebbe potuto ma non è mai accaduta .

Se fossi stato in te (pròtasi), non mi sarei comportato così. (apòdosi)
Se l'avessi saputo (pròtasi), sarei venuto immediatamente. (apòdosi)"



Beh pensavo che il periodo ipotetico dell’irrealtà andrebbe eliminato dalla lingua italiana.
Bisognerebbe fare un indagine antropologico-linguistica.
Verificare quali sono gli idiomi che non hanno questo costrutto.
E’ vedere se chi parla queste lingue è più o meno felice. Di noi. Noi delle lingue romanze

Sicuramente avranno meno rimpianti.
Magari avranno una sorta di Sensucht interiore, uno struggimento
Ma gli mancano i mezzi linguistici per arrovellarcisi dentro
Per logorarsi lo stomaco in ipotetiche certezze vacue
E allora si fermano li. Prendono atto di quella sensazione.
Gli danno anche un nome magari. Ma poi si fermano li.
Lo osservano da lontano, quel dolore.
E per quanto sia lo stesso, a guardarlo da lontano è molto più sbiadito
Più leggero.

Quindi non so. Scriverò una lettera alla Crusca prima o poi.
Abolite il periodo ipotetico del terzo tipo, e magari già che ci siete anche il condizionale passato
Sono il mezzo con cui materializziamo i nostri rimpianti
Li rendiamo tangibili.

E che finchè una situazione deriva da una scelta effettiva
Mi fa pure bene. Starmi a interrogare sulla scelta. Magari evito di farla.
Dicono saggiamente “imparare dagli errori”.
Ma quando una situazione deriva da una condizione o da una scelta non tua.
Tu su cosa stai a interrogarti?
Inezie ingigantite. Ingigantite guarda un po’ dal periodo ipotetico dell’irrealtà

Se quel giorno avessi comprato penne rigate invece del riso che ci mette mezz’ora a cuocersi
Se quel giorno avessi preso l’ombrello
Se quel giorno avessi preso l’autobus invece che andare a piedi
Se quel giorno mi fossi svegliato 5 minuti prima
Se quel giorno avessi preso l’ascensore invece che le scale

Beh il periodo ipotetico dell’irrealtà
Materializza qualcosa di effettivamente irreale
Ci da l’illusione con il suo materializzare eventualità
Che queste eventualità siano effettivamente modificabili
Effettivamente influenzabili

E’ che se alle cose gli dai un nome poi esistono
Prima no.
Prima sono solo intuizioni
E se gli dai un verbo. Un tempo verbale apposito anzi
Finisce che agiscono
In quella dicotomica tregua che è l’assegnazione di una parola
A un idea

Tolto il tempo verbale. Dovrebbero iniziare a insegnarcelo dalla nascita.
Come ci insegnano che non si mettono le dita nel naso.
Che non si salta sui letti con le scarpe.
Che la minestra non si aspira dal cucchiaio
Che non si lasciano le luci accese se non c’è nessuno in camera
Che non ha senso menarsela su presunti presenti alternativi
Che non dovremo proprio concepirla l’idea delle modifiche al passato

E’ che il nostro cervello astrattamente ci riesce. Sposta due o tre cose
E ci da in regalo a grandi linee un presente costruito in modo idealmente perfetto.
E ci da in regalo questa procace illusione
Idealmente perfetta
E assolutamente inutile.
(alla Crusca la chiamano masturbazione cerebrale)

Invece ci hanno solo fatto vedere Sliding Doors.
Per insegnarci che se almeno questo non è il presente migliore che potessimo immaginare
Per lo meno in questo presente siamo vivi.
Una consolazione.

Entropia a parte
Viviamo in un mondo di situazioni tecnicamente irreversibili
Ma formalmente reversibili.
Per dire. Perdi la felicità
Magari la ritrovi. Un giorno.
Solo che magari avrà altri occhi.

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