lunedì 16 agosto 2010

L'importanza di dedicare le proprie parole a uno sceneggiatore



ti ho conosciuta un giorno che la porta era chiusa male, scale a dirimpetto a scivolare in alto, verso una soffita dalla luce incondominialmente accesa a un'ora improponibile del buio, noi freschi d'ignoranza circondavamo i nostri discorsi con intercalari lunghi più di tutti i concetti sensati ed espressi. un giorno ci alzeremo e sarà tutto incontrollabile, srotoleremo le serrande per svegliarci all'alba, le faremo a pezzi, che non si alzino più in piedi, relegate in un angolo a ricordarci inusuali il nostro antico bisogno di oblio, un giorno ci alzeremo accompagnati dalle parole di una poesia del risveglio,splendida e nuova, ripeterla come un mantra di buoni propositi e di prese di posizione, assunzioni di coscenza piena e risoluta, tutto questo prima dell'inizio, generatrice  e complice delle menti che impunemente cancellano o sfogliano le pagine troppo velocemente. un giorno correremo fra i quadri di un museo immenso, in una scia di immagini prive di alcuna elaborazione, solo per rivivere una sfida iniziata qualche anno prima in un film, con le risate a distruggere il senso di inadeguatezza e i lacci stretti a dimenticare qualche paura. sei come conoscere un film dai titoli di coda e poi nascondersi dietro qualche tenda rossa per sfuggire ai guardiani con le torce e i rimasugli di biglietti obliterati nelle tasche ad aspettare la proiezione successiva e finalmente occupare un posto a caso e assisterla dal principio. come sfogliare un libro e soffermarsi a leggere solo le note a pie di pagina, o gli appunti a matita di chi lo possedeva prima di te. 
il segreto della velocità ci rende padroni del tempo, svincolati dal peso delle occasioni perse e dalle altre scatole piene lettere accartocciate e poi riscritte in bella copia, non metterò a posto i cassetti, non oggi. non scriverò un apologia della noia, come sintomo, sincope e dannazione, qualche riga su un post-it giallo per rimandarla al giorno in cui sarò più interessante. Il senso di serenità dato dal rimandare forse è solo un appiglio come un altro, un'impostura, una trappola.

3 commenti:

Melpomene ha detto...

colgo l'occasione della lettura del tuo ultimo post per un saluto fugace.

ps ti ringrazio per avermi aggiunta nella tua lista personale dei blog, ne sono davvero felice (e sorpresa).


Melpomene

MeDiAmEnTe IsTeRiCa ha detto...

E'sempre bello leggerti.Mi ci ritrovo un sacco,sai.Bisou.

Nico ha detto...

@M. non ricordo come ti ho trovato, dev'esserci qualcosa che mi ha colpito :)

@M.I.
un giorno parleremo di quello che ci vedi (detto così fa molto Test di Rorschach) mersì