lunedì 7 marzo 2011

Sono il significato che darai alla mia presenza

quando la porta si chiude sento un po’ di vuoto. o forse sono i calzini. magari fai solo in modo che io non me ne renda conto, una mano aggrappata agli occhi per coprire le scene violente e una canzone a nascondere il sottofondo di sparatorie ed esplosioni. ti proteggerò dalla vacuità di un primo piano di Tarkovskij sulla nebbia indistinta, ma tu dovrai avvicinarti, stamparti sul mio viso, che la luce e il respiro depurano dal tempo, come in quel sogno, una bambina. Il vuoto è proprio dietro di me, disteso alle mie ombre, una per ogni luce sul palco. Perderti e proteggerti coincidono con lo stesso movimento in avanti, io sono il punto d’equilibrio, la barriera saldata sul precipizio che è anche l’unico appiglio esistente. Quando te ne andrai, un istante atterrito concederà al corpo invaso dal nulla  di incespicare spandendosi a terra, togliendo materia al vento, ritornando lentamente alla distrazione degli specchi, niente di cui dolersi, solo spazio da riempire, fra gli interrogativi sul senso avuto dall’uscire da se per incontrarti, giustificazioni nella bellezza di svegliarsi trovandoti germogliata dalla clavicola, nella percezione della potenzialità che hai di farmi raggiungere l’immagine che ho di me, che è merito della tua forma liquida e discontinua, che si modellano le tue guance fra le mie mani.

3 commenti:

Rosso Malpelo ha detto...

Vorresti provocare questo? affezione psicosomatica che da tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e ANCHE allucinazioni al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza. :) Mi sembra sempre più strano che tu studi ingegneria.

Rosso Malpelo ha detto...

dimenticavo. ti conviene cambiare stato allora gli italiani sono immuni. :)

Nico ha detto...

ma no, statisticamente qualcuno non immune c'è.
non so mi hanno sempre affascinato i costrutti del tipo:
[sindrome di **nome proprio**]