mercoledì 10 marzo 2010

Viaggio al terminal della notte

"che ho fatto di male?!" pugni a rimbombare sulle serrande abbassate "DIMMI CHE HO FATTO DI MALE?" l'altra camminava avanti. i capelli a coprire gli occhi, le lacrime a caderci. sguardo in avanti.all'angolo successivo cambia l'inquadratura, una ragazza corre inciampando con un pannello di cartone in mano, l'altra la segue. languida con una scarpa in mano.asfalto nylon pelle.la licenza del locale era intestata a un tizio di Damasco. il freddo si spingeva oltre le porte. il caldo, strenuamente difeso da una tiepida fiamma di cottura, si sporgeva appena oltre il bancone. i gesti erano sempre gli stessi. che ad averci ancora un po' di tempo li avresti acquisiti. involontariamente coinvolto nell'unico moto interiorizzabile della stanza. in piazza avevano messo una specie di metafora. un gioco da bambini, semplice binomio scaletta-scivolo altezza bimbo. più in la il delirio confuso e trasformato di una presunta tensostruttura ludica. una scala a ruotare sul proprio asse, sedili capovolti, arrampicate curve e corde, giusto qualche passo di equilibrio e un alto rischio di caduta. come dire, da piccoli la vita è un divertimento semplice e reiterato. a crescere le cose si complicano, escono fuori elementi dalla dubbia funzione, sicurezze annodate e obliquità incerte. tutto al di là del senso. anche la luce dell'alba non è male, i profili sono abbozzati e i volumi sfumati e internamente indistinti. il sole macchia di rosso qualche pezzo di nuvola. foto.

le scale devono essere della giusta misura, a farle troppo lunghe può capitare che sia sempre lo stesso piede a fare perno per il balzo in avanti, a farle troppo lunghe si rompe un certo equilibrio fisico-motorio consolidato. una gamba fatica a discapito dell'altra.

1 commento:

.ailuiG ha detto...

so dove sei stato.
ieri l'ho sperimentato.
sulle rive del tevere una scala finiva nell'acqua, ma non c'entra.

il rapporo dei gradini con la loro altezza cmq è 2a + p = 64...credo.

G.